domenica 12 ottobre 2014

La forchetta nella mitologia

Such was the luxury of her habits […] that she deigned not to touch her food with her fingers, but would command her eunuchs to cut it up into small pieces, which she would impale on a certain golden instrument with two prongs and thus carry to her mouth.”                                      

L’introduzione della forchetta in occidente parte da Venezia per merito dell’aristocratica bizantina Maria Agryropoulaina nipote dell’imperatore bizantino la quale sposa il figlio primogenito del doge veneziano Pietro II Orseolo nel 1004, portando così profonde trasformazioni nelle abitudini dell’Occidende e grande scalpore. Non vi sono particolari leggende o miti su questo oggetto ma lo si può analizzare da un punto di vista simbolico. Il motivo per cui fece scalpore all’epoca risiede nell’associazione che venne fatta della forchetta a strumenti demoniaci come il tridente (composto da una lancia con tre rebbi) del Diavolo che affonda le sue radici nel bidente in possesso del quale è descritto Plutone (signore dell’Ade secondo la mitologia Romana) successivamente associato a Satana che gli succedette come sovrano immaginario degli inferi, come dimostrato da Dante nella Divina Commedia. Ma il tridente era anche l’arma del Dio Greco Poseidone (Nettuno per i Romani) con il quale egli esercitava il potere sull’acqua, oppure l’arma posseduta da Shiva (divinità tra le più venerate della mitologia induista) i quali tre rebbi nelle varie interpretazioni rappresentano le tre funzioni di Dio: perseveratore, distruttore e creatore. Tuttavia nonostante l’associazione della forchetta a strumento del demonio si può dire che essa non abbia altre radici se non nell’esigenza di una comodità e di una salubrità sentite come necessarie per un’esponente dell’alta società bizantina come colei che la presentò all’Italia che, con la decadenza dell’Impero Romano d’Occidente, aveva sommerso anche le più piccole invenzioni a causa degli usi barbarici che ne seguirono.

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